FLEPAR Inail formula proposte operative per una PA a servizio di cittadini ed imprese, a sostegno del mondo impresa-lavoro e delle PMI. Sviluppa le competenze interdisciplinari dei professionisti pubblici per riforme: PA, sicurezza sul lavoro, giustizia, legalità, prevenzione della corruzione.

Ad attività sindacale FLEPAR affianca una intensa attività propositiva e di studio, fornendo contributi in materie strettamente correlate ai compiti istituzionali Inail: si pone come un laboratorio di idee e progetti caratterizzato da un approccio concreto, frutto dell'esperienza diretta sul campo.

Associazione apolitica e senza scopo di lucro, con carattere sindacale, col fine di tutelare interessi giuridici, economici, e funzione, professionalità, dignità e autonomia dei Professionisti Inail.
Interlocutore sindacale dell'Amministrazione, siede con piena legittimazione a tutti i tavoli sindacali.

Nel corso della storia di FLEPAR Inail abbiamo compreso che non sempre è sufficiente avere una buona idea, svilupparla e proporla nelle giuste sedi ma è altrettanto importante la modalità con la quale questa iniziativa viene veicolata e comunicata. Ci siamo resi conto che una comunicazione adeguata e moderna costituisce un valore aggiunto.

Pubblicata la Relazione annuale per il 2014 dell'ANAC.

Il 2 luglio è stata presentata alla Camera dei Deputati la Relazione annuale sull’attività svolta nel corso del 20414 dall’Autorità Nazionale Anticorruzione.

Si tratta di una complessa azione di contrasto al fenomeno della corruzione che ha risentito notevolmente della volontà del legislatore di riordinare in modo più organico la materia della tutela dell’integrità della Pubblica Amministrazione in risposta all’elevato allarme sociale detestato da ben note vicende di corruzione.

In conseguenza del decreto legge 24 giugno 2014, n. 90, convertito in legge 11 agosto 2014, n. 114, il legislatore  ha infatti attribuito all’ANAC il compito di svolgere un’azione di prevenzione e contrasto alla corruzione nelle pubbliche amministrazioni attraverso il controllo sull’applicazione delle norme previste per la prevenzione della corruzione e di quelle in materia di trasparenza sulle attività delle amministrazioni pubbliche.

In questo contesto, s'è quindi provveduto ad una riorganizzazione dell'assetto interno dell'autorità attraverso la creazione di un’area di vigilanza, di un’area di regolazione e di una serie di uffici alle dirette dipendenze del Presidente per lo svolgimento della c.d. “vigilanza collaborativa”, delle attività ispettive nonché della funzione consultiva.

L’attività dell’Autorità è oggi dunque finalizzata da un lato a contrastare, attraverso strumenti particolarmente invasivi, il fenomeno della corruzione nel settore degli appalti pubblici e dall'altro, attraverso l'attività consultiva precontenziosa e regolatoria, a prevenire il fenomeno corruttivo e ad orientare i comportamenti e le scelte delle amministrazioni pubbliche.

Viene dunque condivisa la scelta del legislatore di rafforzare l’attività di precontenzioso esercitata dall’Autorità qualificandola - a tutti gli effetti - come strumento di Alternative Dispute Resolution, di tipo conciliativo e facoltativo, cui ricorrere per porre in essere una risoluzione rapida ed efficace alle controversie tra le parti e ridurre, dunque, il contenzioso giurisdizionale nel mondo degli appalti.

Evidenziate talune “criticità” procedurali ( quali l’artificioso frazionamento degli appalti o l’eccessivo ricorso a procedure negoziate ), si è richiamata più volte l’attenzione circa la necessità di un più limitato ricorso a procedure derogatorie in favore di quelle aperte,  evidentemente, maggiormente trasparenti e funzionali all’attuazione del più ampio confronto competitivo tra gli operatori economici e di corretto utilizzo delle risorse pubbliche.

Particolarmente apprezzabile appare poi l’indicazione fornita dall’Autorità alle stazioni appaltanti di un’adeguata suddivisione in lotti funzionali per favorire la partecipazione delle piccole e medie imprese.

Partendo dalla constatazione che  le disfunzioni lungo l’intero ciclo di vita dell’appalto sono riconducibili all’operato tanto delle stazioni appaltanti quanto delle imprese esecutrici, l'Autorità ha evidenziato come la possibilità per il Paese di dotarsi di infrastrutture e servizi efficienti, realizzate a costi ed in tempi confrontabili con quelli degli altri paesi, passa attraverso una necessaria riforma delle regole del gioco, meno legate al formalismo procedurale e più attente alla sostanza, e questo sia  dal lato della domanda sia dal lato dell’offerta.

La relazione da inoltre conto delle proposte dell'Autorità di una maggiore qualificazione e professionalizzazione delle stazioni appaltanti, che attribuiscano la gestione di procedure di affidamento in ragione delle reali capacità tecniche, amministrative e gestionali del buyer pubblico.

Secondo l'ANAC sarebbe auspicabile anche una maggiore qualificazione professionale del settore delle imprese.

L'Autorità, pur condividendo il meccanismo del cd. rating di legalità attribuito dall'Autorità Garante per la concorrenza ed il mercato, ne ha auspicato un rafforzamento attraverso la previsione di controlli ancora più stringenti così da scoraggiare le imprese “non trasparenti” dal formulare la richiesta di rating.

Allo stesso tempo sarebbero ormai maturi i tempi per cui nel sistema di affidamento dei contratti pubblici siano inseriti meccanismi che premino la reputazione delle imprese e valorizzino gli operatori che si siano dimostrati affidabili contraenti sotto il profilo del rispetto dei tempi, dei costi o della collaborazione con l’ente committente.  

Sul tema della trasparenza, l’Autorità da un lato ha rilevato un soddisfacente livello di pubblicazione dei dati accompagnato, tuttavia, da una scarsa attenzione alla qualità e alla completezza delle informazioni pubblicate, soprattutto in relazione al monitoraggio dei tempi dei procedimenti amministrativi.

Nell'attività di contrasto al fenomeno della corruzione, l’Autorità ritiene necessario un approccio di tipo “sistemico”.

In questa cornice s'inseriscono l'accreditamento e le interazioni dell'Autorità con le più importanti organizzazioni internazionali ( FMI, OCSE, UNODC, BM ), i protocolli con il Ministero dell'Interno e le Prefetture sugli adempimenti richiesti agli enti locali in materia di prevenzione della corruzione e trasparenza o con il mondo accademico e della scuola attraverso il programma “ Educare alla legalità e alla deterrenza, al controllo e al contrasto dei fenomeni mafiosi e di criminalità organizzata ”.

Deludenti sono da considerare i risultanti conseguenti all'attività di monitoraggio del Piani Triennali per la Prevenzione della Corruzione.

Le prime analisi condotte su oltre 1.300 PTPC dimostrano, in generale, una complessiva insufficienza delle misure di prevenzione della corruzione attivate dalle pubbliche amministrazioni che, in larga parte, hanno dato applicazione meramente formale alle previsioni normative sul punto.

Al riguardo due sono gli aspetti sui quali viene perciò richiamata l'attenzione: rafforzamento delle misure di rotazione del personale  e del sistema di protezione del whistleblower tanto efficaci quanto di limitata applicazione pratica.

Viene inoltre illustrata l'attività svolta dall'Autorità  anche in materia di inconferibilità ed incompatibilità degli incarichi al fine di evitare situazioni di conflitto di interesse.